L’obeso non è solo il suo peso

Con gli anni, ho imparato che la prima cosa da analizzare nei casi di sovrappeso e obesità non sono i chili superflui, ma l’individuo stesso, fatto di pensieri, comportamenti, gusti, disgusti, emozioni e sentimenti. Valutare solo il suo peso è riduttivo, così come lo è mirare al solo dimagrimento. Una volta raggiunto un peso accettabile, le sue abitudini pregresse torneranno a fare da padrone se non abbiamo lavorato per ristrutturarle e riabilitarle. Il percorso nutrizionale deve essere sostenibile e personalizzato, prevedere momenti di autovalutazione e porre al primo piano la gestione dell’appetito e delle trasgressioni, coerentemente con le abitudini, i bisogni ed eventuali patologie della persona.  Poiché solo acquisendo strumenti pratici e funzionali l’individuo sarà in grado di affrontare i momenti di fragilità e gestirli al meglio. Evitare trasgressioni e gratificazioni significa eludere il problema e rimandarne la soluzione, instaurando un circolo vizioso fra le compulsioni e i sensi di colpa.
Infine, è importante comunicare al paziente che il suo problema va gestito con competenza e serietà. Il percorso verso l’acquisizione del giusto peso non è semplice, ma sicuramente fattibile, a patto che le figure professionali preposte lavorino in sinergia. E, poiché chi ben comincia è a metà dell’opera, credo si debba iniziare da una comunicazione corretta e un atteggiamento di accoglienza e ascolto. Solo così si può riabilitare, risolvere e costruire.

Dott.ssa Giuseppina D’Urso, biologa nutrizionista e patologa clinica

 

 

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