Depressione ad alto funzionamento: il volto silenzioso del male di vivere

Esternamente tutto sembra essere nella norma, nessuno sospetta di niente. Perché sospettare che “Margherita” sia depressa? Lavora senza mai lamentarsi, è sempre puntuale ed anche quando studiava aveva buoni risultati. Sorride quando conversa con gli altri, anche se generalmente i suoi contenuti sono superficiali, non disdegna un caffè, un aperitivo o un’uscita in compagnia.

Risponde “bene, grazie” quando gli chiedono come va, ma quando torna a casa la sera si mette in abiti comodi, si raggomitola sul divano e si toglie la sua bella maschera.

È stanchissima perché mantenere questa immagine tutto il giorno ed assolvere ai propri impegni quotidiani in questo modo, richiede un’energia ed uno sforzo difficilmente immaginabile.

Una persona con una depressione maggiore conclamata, generalmente, non è in grado di alzarsi dal letto, andare a lavoro, studiare o prendersi cura di sé. Chi soffre invece di depressione ad alto funzionamento riesce a mantenere una vita piuttosto attiva, ma ogni azione è volta alla semplice sopravvivenza.

“Margherita” sembra funzionare, ma quando si ferma e si ritrova da sola la tristezza la pervade, la stanchezza prende il sopravvento e si nasconde dietro “è un periodo stressante” nel giustificarsi con gli altri. Un angoscioso senso di vuoto fa capolino dentro di sé.

Così come una persona che soffre di depressione conclamata, ogni mattina appena sveglia le giornate le sembrano condanne e riesce a trovare sollievo solo alla sera quando tutto è finito, non ha prospettive future ed ha un atteggiamento piuttosto pessimistico. Va avanti per inerzia, tira a campare.

Da fuori nulla traspare, ma dentro la realtà è che germoglia l’infelicità. Nella depressione ad alto funzionamento si è in grado di funzionare nella propria vita, ma non di essere pienamente felici. L’elemento caratterizzante è la mancanza di vero piacere.

“Margherita” vive così, indossando una maschera tutte le mattine per poi riporla ogni sera sul suo comodino e metterla nuovamente il giorno seguente. Anche se per lei è estremamente faticoso, l’importante è che gli altri non si accorgano di quando si senta triste e vuota.

Non sempre si è consapevoli di aver sviluppato una depressione ad alto funzionamento. Si possono passare anni nella convinzione che il senso cronico di stanchezza e vuoto che non ci permettono di goderci a pieno i successi, gli obiettivi raggiunti e le piccole cose (l’aroma del caffè, il profumo dei fiori, un complimento…) siano dovuti agli impegni, alle situazioni o alle esperienze stressanti. Fintanto che non avviene qualcosa, magari apparentemente banale, che ci mette davanti a ciò che ci sta succedendo con tutta la sua dirompenza.

Sicuramente “Margherita” appare una persona come tutte le altre nel modo di fare, ma se si guarda con più attenzione è possibile cogliere nel suo volto uno sguardo malinconico.

“Margherita” scaccia il senso di vuoto che l’attanaglia riempendo la sua vita di cose da fare. Si pone un obiettivo dopo l’altro. Un fare per non fare ovvero entrare in contatto con i suoi reali bisogni e con quelle emozioni difficili con cui non vuole avere a che fare, ma che riescono nonostante i suoi sforzi a chiederle il conto. Più le caccia, più le nutre e le rende più forti.

Indossando quella maschera “Margherita” si nasconde non tanto dagli altri quanto piuttosto da se stessa. Non si ascolta.

Negarsi il diritto di esprimere la tristezza o il senso di angoscia per le incertezze della sua vita non fa che aumentare il suo senso di solitudine, di vuoto e l’ineluttabilità del suo destino.

Condividere il proprio dolore con chi ci sta accanto non è facile e spesso ciò che ci frena dal farlo è una sorta di senso di protezione verso l’altro, il non volerlo inondare di tutte quelle emozioni con cui noi stessi non vogliamo avere a che fare oppure la vergogna o la paura di essere giudicati.

Togliersi quella maschera non è un’operazione semplice, ma riconoscere e accogliere il proprio bisogno di qualcuno che ci accompagni in un percorso, che ci consenta di riscoprire il piacere di vivere, è già un primo passo verso il superamento di un disagio che con il tempo, se non affrontato adeguatamente, può cronicizzarsi e trasformarsi in una patologia più grave.

Il motivo per cui una persona può arrivare ad essere depressa non è uguale per tutti, così come non è identico il percorso per superarla.

La Terapia Umanistica e Bioenergetica rispetta e accoglie l’unicità di ognuno e co-costruisce insieme alla persona il percorso più adatto a lei rispettandone i tempi e le caratteristiche personali, in uno spazio di totale ascolto e non giudizio, con lo scopo di aiutarla ad eliminare il bisogno di quella maschera e a trovare il senso e il significato del proprio disagio affinché possa essere superato.

Presso il Centro Medico D33 a Lucca è possibile effettuare percorsi di Consulenza o Sostegno Psicologico e Terapia, chiamando la segreteria per un appuntamento con la Dott.ssa Eleonora Cittadino: 0583 1527791

Dott.ssa Eleonora Cittadino, Psicologa

Ordine Psicologi Toscana n. 7506

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Allieva Scuola di Specializzazione in Psicoterapia ad approccio Umanistico e Bioenergetico | Psicoumanitas Pistoia

 

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