Storia di una piccola scoperta Tiroide subacuta e Covid-19

La scoperta della possibile relazione tra esposizione a Covid-19 e infiammazione tiroidea, ottenuta grazie al lavoro dei medici dell’Azienda ospedaliera e al Dott. Alessandro Brancatella, ha suscitato fin da subito grande interesse sia a livello mediatico che in ambito scientifico.

Riportiamo di seguito le parole del Dott. Alessandro Brancatella, che fanno luce sulla relazione tra SARS-CoV-2 e tiroide subacuta e che spiegano come lui e il team di ricercatori dell’Unità Operativa di Endocrinologia 1 di Pisa siano giunti allo studio di questa correlazione. Il Dott. Brancatella è Specializzato in Endocrinologia e Malattie del Metabolismo, svolge attività di ricerca come dottorando della Scuola di Endocrinologia “Aldo Pinchera” di Pisa e riceve presso il Centro Medico D33 di Lucca.

“Ad Aprile 2020, nel pieno del lockdown, sono stato contattato da una mia giovane paziente perché da alcuni giorni aveva dolore al collo molto intenso, febbre, palpitazioni e profonda stanchezza. I sintomi riferiti erano suggestivi di una tiroidite subacuta, una patologia tiroidea ad eziologia virale o post-virale non così rara. Gli esami ematochimici e l’ecografia del collo confermavano questo sospetto. I pazienti con tiroidite subacuta riferiscono spesso di aver avuto sintomi influenzali nelle settimane che precedono la comparsa dei sintomi tiroidei. Indagando, veniva così alla luce che la paziente a Marzo aveva avuto il SARS-CoV-2 (il nuovo coronavirus) da cui per fortuna era guarita senza particolari problemi. La stretta associazione temporale poneva il forte sospetto che la tiroidite subacuta fosse stata provocata dal nuovo coronavirus.
Con il mio gruppo di ricerca abbiamo descritto il caso di questa giovane paziente su una prestigiosa rivista endocrinologica americana e la notizia è stata ripresa da numerosi organi di stampa sia nazionali che internazionali. Questa “esposizione mediatica”, del tutto inaspettata, ha fatto sì che molte persone ci contattassero per un parere, per raccontare la loro storia o per porci alcune domande.

Pertanto riporto alcune di queste domande (e relative risposte), alle quali ho cercato di rispondere sulla base delle attuali conoscenze scientifiche.

1) Sono stati descritti altri casi di tiroidite subacuta da coronavirus?
Sì. Dopo il caso pubblicato dal nostro gruppo di ricerca, sono stati descritti almeno altri 5 casi isolati. Inoltre, circa 10 pazienti con tiroidite subacuta ci hanno contattato in questi mesi. Di questi 10, ben 4 avevano una diagnosi certa di infezione da nuovo Coronavirus nelle settimane precedenti, documentato da un tampone positivo o dall’esame sierologico.

2) Ho avuto il COVID-19. Sono a rischio di avere la tiroidite subacuta?
La tiroidite subacuta è una patologia rara. È tuttavia verosimile che il lockdown e la riduzione degli accessi presso le strutture sanitarie possa aver causato una sottostima dei casi.

3) Ho la tiroidite subacuta, potrei avere il COVID-19?
La tiroidite subacuta è una patologia ad eziologia virale o post-virale provocata da numerosi virus respiratori e non solo dal nuovo coronavirus. Tuttavia in questa particolare situazione epidemiologica, è ragionevole sottoporre un paziente con tiroidite subacuta ad un test per escludere l’infezione in atto da SARS-CoV-2 (tampone o test sierologico).

4) Ho avuto il COVID-19 devo sottopormi ad una visita endocrinologica?
Aver avuto il COVID-19 non è motivo di per sé per richiedere una visita endocrinologica. La tiroidite subacuta ha dei sintomi molto caratteristici come l’intenso dolore del collo associato a febbre e malessere generalizzato. Se si presentano questi disturbi allora è opportuno eseguire una visita specialistica.